Un posto di buio

Dev’esserci un posto
isolato in ognuno
dove finiscono insieme
– presumo –
gli amori infattibili,
i progetti ormeggiati,
i fiammiferi spenti,
quel viaggio a Lisbona
ed il corso di tango,
i sogni concreti
masticati per poco
e sputati per terra
mentre eravamo
noi ancora
piegati di fame,
le parole inventate
già opache di polvere,
adesso insensate,
i titoli scialbi dei libri:
ci ricorderemo
di leggerli, un giorno? –

Un posto di buio
in ognuno,
che odora di chiuso
ed è tumido ancora
di pianto,
– una cantina,
presumo –
dall’aria rafferma,
e un silenzio – che quasi mi scordo
c’è solo il ronzio
di un insetto,
o di un frigo in disuso
messo lì a conservare il passato;

sigillata è la porta,
sigillata ogni volta
richiusa,
ma quanto fragore,
quanta violenza
nel corpo ogni volta,
quando dopo una fine
si riapre,
battente,
l’imposta.

 

 

 


Credits

Immagine in evidenza: OhGigue

22 risposte a "Un posto di buio"

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      1. Se lo utilizzi staccandoti dal senso spicciolo di ambientazione…e lo riporti sullp sfondo di narrativa associata…che spesso si applica nei fantasy….lo avrai chiaro il mio concetto di trasferire parole bellissime ed adattarle ad un tempo nascosto nell’ insolata cartolina che hai abbellito….

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      2. Ovviamente l’associazione mentale attribuisce un’ambiente a ciò che percepiamo…sulla base di questo trasporto…le parole acquiscono significati e sensi…propri da utilizzare su di noi… Spesso lo scrittore ha successo nel lettore…non per ciò che dice…ma per ciò che trasmette….e tu hai molto da dire in merito ad espressioni associative…bravissima

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  1. questa è una delle tue più mature: espressività, cadenza delle parole, compattezza d’insieme, ma non monolitica, universale nelle intenzioni e nel risultato, meditata eppure spontanea.
    e anche la lettura mia è emozionale e riflessiva.
    arrivato a “una cantina/ presumo” mentalmente ti ho ribattuto “vorrei che fosse un solaio, una specie di fienile, che devono prendere aria tutte queste cose”. Non certo per stravolgere il senso della poesia, ma per dirti come ci sono entrato dentro.
    ml

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    1. Ciao Massimo! Inizialmente era una soffitta, poi man mano che ho proseguito con la stesura (raramente quando inizio a scrivere so già dove andrò a parare) l’ho immaginata come un posto buio, umido e interrato.
      Grazie per il tuo commento.

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