Raggiro un dolore pensando
al mio prossimo viaggio.
Mi fa da cappotto, il pensiero,
nel freddo che arriva improvviso
e mi lascia ristretta,
come il niente di te
che mi hai imposto.
Ricordo dicembre,
la notte più grande del giorno,
e tu, come il sole di là dal ventuno,
indugiavi nel cielo
insinuando la luce oltre l’uscio del buio,
– così mite l’inverno
non capitava da tanto –
Nemmeno la fine di marzo
ed io già a primavera
con te che correvi
inondando di giallo
i miei campi
e mi aprivi e chiudevi
la bocca di baci.
Sei bella, sei un sogno
– dicevi.
Un’estate grandiosa
attendeva alle porte,
ma eri un sole furioso
con la fretta di amare
e bruciavano fiori,
mie inutili spine a difesa,
tra le nostre parole
infuocate,
sedate,
incomprese.
Ora è autunno e sei spento,
esaurito
il tuo slancio,
o sei brace che arde
in disparte, nascosta, in silenzio,
mentre il giorno si accorcia
e si fa di cristallo,
tirandosi addosso man mano
una coltre coperta
di stelle.
Ho un sentore di neve
per questo dicembre,
e quel viaggio è per prendermi
il sole che manca
– così freddo mi pare l’autunno,
non capitava da tanto –
Credits
Immagine in evidenza: Mateja Kovac