Il mio prossimo viaggio

Raggiro un dolore pensando
al mio prossimo viaggio.

Mi fa da cappotto, il pensiero,
nel freddo che arriva improvviso
e mi lascia ristretta,
come il niente di te
che mi hai imposto.

Ricordo dicembre,
la notte più grande del giorno,
e tu, come il sole di là dal ventuno,
indugiavi nel cielo
insinuando la luce oltre l’uscio del buio,

– così mite l’inverno
non capitava da tanto –

Nemmeno la fine di marzo
ed io già a primavera
con te che correvi
inondando di giallo
i miei campi
e mi aprivi e chiudevi
la bocca di baci.
Sei bella, sei un sogno
– dicevi.

Un’estate grandiosa
attendeva alle porte,
ma eri un sole furioso
con la fretta di amare
e bruciavano fiori,
mie inutili spine a difesa,
tra le nostre parole
infuocate,
sedate,
incomprese.

Ora è autunno e sei spento,
esaurito
il tuo slancio,
o sei brace che arde
in disparte, nascosta, in silenzio,
mentre il giorno si accorcia
e si fa di cristallo,
tirandosi addosso man mano
una coltre coperta
di stelle.

Ho un sentore di neve
per questo dicembre,
e quel viaggio è per prendermi
il sole che manca

così freddo mi pare l’autunno,
non capitava da tanto

 

 

 


Credits

Immagine in evidenza: Mateja Kovac

Il mio piccolo cielo sul mare

Ansima il cielo,
il mio piccolo cielo sul mare,
e mi chiedo se sa,
se ha visto a Ponente
quel ponte campato
crollare,
le vite all’oscuro
cadere,
i volti distinti
degli uomini in grigio
gli esperti
annegare ogni colpa.

Io credo che sappia,
– m’illudo c’insegni –
e su questa mia piccola terra
mi sembra che si agiti
in alto una belva,
e ha gli artigli lucenti
che graffiano i lividi
muri,
un ruggito che intima fuga.

La minaccia è incombente,
ma la gente al suo lido rimane,
l’estate, la vita normale
continua

– È giunta la pioggia
– No, è solo un bambino che gioca
coi sassi sull’acqua

Attendono gli uomini,
indugiano, sfidano il tempo

e nel mentre dimenticano

finché non arriva
– annunciato –
il tracollo del pianto.

 

 

 


Credits

Immagine in evidenza: Nynne Rosenvinge

D’estate si esagera

D’estate si esagera,
si esagera sempre.

Il ragazzo felice dimora nell’aria
e se innamorato lo grida agli uccelli
scalando i palazzi di notte dai tetti
trasmette alla luna l’ebbrezza dei baci.

Il ragazzo scontento s’immerge nell’ombra
e in un letto d’inverno lo raggiunge il rimbombo
di risa e schiamazzi dal mare.
E lei che lì fuori sorride
ad un altro gli pare
la donna più bella del mondo.

La vita è più vita e la morte più morte
d’estate, e se solo un amore ti lascia
il suo vuoto smisura ed il sole si oscura
ed ancora brutale ti acceca.

D’estate si esagera,
si esagera sempre.

E non resta che attesa
di coscienze destate d’autunno:
un settembre sincero
renderà lucidissime
le emozioni che senti,
e dirà senza inganni

quanto veramente tu ami,
quanto veramente tu manchi.

 

 

 

 


Credits

Immagine in evidenza : Alessandro Gottardo

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Su ↑