Non c’è più luce di Natale

Sono gli ultimi giorni dell’anno. Il benessere
accende, verso sera, in tutti gli uomini
una specie di follia: la smania inespressa
di essere più felici di quanto siano…

È sempre una speranza che dà pietà: anche
il piccolo borghese più cieco ha ragione
di averla, di tremarne: c’è un istante
in cui anch’egli infine vive di passione.

E tutta la capitale di questo povero paese
è un solo ansito di macchine, una corsa
angosciata verso le antiche spese
di Natale, come a una necessità risorta.

Potente luce di Luglio, ritorna, oscura
questo debole crepuscolo di pace,
che non è pace, questo conforto ch’è paura:
ridà parole al dolore che tace.

Manda i cadaveri ancora insanguinati
dei ragazzi che hai illuminato potente:
che vengano qui, tra questi riconsolati
benpensanti, tra questa dimentica gente.

Vengano, con dietro il tuo chiarore di piazze
fatte campi di battaglia o cimiteri,
tra queste ciniche chiese dove la razza
dei servi torna alla sua viltà di ieri.

Vengano tra noi, a cui non è rimasta
che la speranza di una lotta che dispera:
non c’è più luce di Natale, o di Pasqua.
Tu, sei la luce, ormai, dell’Italia vera.

Pier Paolo Pasolini

                                                                 

 L’Unità, 21 gennaio 1961


Immagine in evidenza: Autoritratto con fiore in bocca (1947) – Pier Paolo Pasolini

16 risposte a "Non c’è più luce di Natale"

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  1. mi hai proprio spiazzato, non ci sono che parole tue in questo spazio, e aprendo il nuovo post davo per scontato lo fossero pure queste.
    ma poi ho sentito subito la critica, la condanna, la disperazione, che non hanno mai abitato i tuoi scritti.
    e poi alla fine la firma di Pasolini: trovarla lì come una sentenza definitiva, la lama di un coltello che riflette la verità. e quella data, uno specchio premonitore

    anche io mi sento così, esattamente così (tranne per il richiamo della potente luce di Luglio, mi basta questa di quasi-Aprile del nuovo inverno anomalo padano)

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    1. Giusto la rima pace/tace poteva ingannare… Il dipinto invece penso sia un suo autoritratto.

      Lo vivo anche io esattamente così, quest’anno ancora peggio, ed è così difficile avere questa lucidità e bisogno di valori, azioni e sentimenti autentici, mentre tutto il resto pare correre cieco e noncurante verso l’insensatezza. Mi procura proprio malessere, e penso che arriverò come lui a fuggire da questa festa che moltiplica tutto all’ennesima potenza, anche se sarebbe bello portarsi dietro solo ciò che davvero conta.

      Se la parola non ti evoca afosi ricordi, ti lascio anche “Luglio”, collegata a questa:
      https://www.biagiocarrubba.com/luglio-poesia-di-pier-paolo-pasolini-analizzata-e-commentata/

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      1. sì, il dipinto è un suo autoritratto. ci sono in rete foto di lui con alle spalle quel quadro, un fiore in bocca e un’espressione sorniona per quel gioco di dentro/fuori

        l’ho letta più volte Luglio, durante la giornata, e in momenti diversi. l’ultima proprio cinque minuti fa dopo aver parlato con un caro amico, anche di queste cose. e la luce di Luglio mi è parsa più confortante, proprio perché c’è ancora qualcuno che la vede, la ricorda e la spera, nonostante tutto.

        non mi ero mai reso conto di quanto lo sguardo di Pasolini potesse essere simile al tuo, sarà perché io ho sempre letto più la prosa che la poesia, e nei racconti si lascia molto meno andare.

        ma (non chiedermi perché) più che lo sguardo, mi vengono in mente le dita. non come strumenti di scrittura, ma proprio come attori dei gesti che scoprono le cose e le persone

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      2. Invece io ricordo che quando avevamo degli scambi, all’inizio, mi dicevi che mi sarebbe piaciuto tantissimo – forse perché trovavi qualche somiglianza nel modo di osservare e sentire la realtà, non so – e di leggermi Scritti corsari.

        Quella delle dita non l’ho capita tanto, ma sinceramente a volte preferirei non scoprissero alcunché. Al massimo il cibo buono che per fortuna in questo Natale atipico non è mancato

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      3. trovavo in te una curiosità e una sensibilità che pensavo ti avrebbero fatto apprezzare tantissimo quel Pasolini, che ben conosco.
        del Pasolini poeta invece so quasi nulla, e queste poesie che mi hai fatto scoprire le trovo proprio vicine a te. alle tue dita.

        il cibo buono a te non manca né nei Natali atipici né nei giorni tipici, chissà anzi che altro avrai esplorato in questi mesi. io mi sono specializzato nei funghi freschi (non stiamo andando fuori tema: sempre poesia è)

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    1. Ma io l’ho intesa in senso letterale, cioè credo abbia accostato quell’aggettivo in maniera provocatoria per dire che le chiese rappresentano proprio l’opposto di ciò che idealmente e moralmente dovrebbero essere; e come figure retoriche crea sia una sorta di ossimoro che una bella allitterazione. Tu hai pensato ad altro? Mi fai venire dubbi

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      1. Stasera mi sento particolarmente stupido, perché non ho capito neanche questo riferimento. O meglio, immagino che la parola da te messa tra virgolette sia “trappola” declinata nel dialetto siciliano, ma probabilmente tu stavi facendo una citazione letteraria o cinematografica che io non ho colto. 🙂

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      2. Allora è perfettamente normale che io non abbia colto la citazione, perché non bazzico molto la fantascienza! 🙂 Ghost in the Shell però mi è piaciuto tantissimo: hai visto il film in questione?

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      3. Ma nemmeno io, né tantomeno di solito ricordo citazioni; questa mi colpì perché a me colpiscono le parole buffe che poi vado ripetendo per giorni. No, non ho visto quello che dici, ma il titolo mi ha fatto venire in mente Marcel the Shell, un film che definirei “ducittu” (dolce in dialetto siciliano)

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      4. Io invece sono del parere opposto: il film con la Johansson è bellissimo (soprattutto dal punto di vista visivo), l’anime del ’95 invece è di gran lunga peggiore, principalmente a causa di una trama troppo contorta. Grazie a te per la piacevole chiacchierata, e buona notte! 🙂

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