Non mi è rifugio
il sonno,
questa notte.
Il sasso – appendice
del giorno trascorso –
è slegato ora ai piedi
del letto;
chissà se si allevia
al pesare delle ore
e dell’aria.
Vorrei fosse polvere sparsa
al mattino.
Il mio corpo spogliato
è leggero,
ha cambiato il suo stato
e al momento lo inquieta
l’assetto del volo,
dove anche un lenzuolo
è fardello e nemico.
Allora si fionda, impazzando,
la mente, e sebbene sia stanca,
si applica in versi, pensieri,
e parole da dirti,
ma è fallace il suo slancio
e si schianta in un lampo
nel buio.
Il tuo odore mi manca e il rifugio
è in quel poco tessuto
dell’unica cosa rimasta
– che neanche più odora – di te:
tra le pieghe nascondo
il mio viso strofino
percorro respiro
fino all’ultimo appiglio
– che quasi,
che quasi
ti sento –
e più nulla ricordo
al risveglio.
È come anestetico,
a volte,
ingannarsi.
Credits
Immagine in evidenza: OhGigue