Una sera di pioggia

Il corpo appena nudo
un’onda in movimento
sdraiato sul sedile
di una renault spenta;
le nubi già intessevano la pioggia
mentre una donna sirenetta
giocava a farsi mare,
e un dito d’uomo era una nave
che viaggiava solitaria
tra la clavicola e la spalla
sulla sua pelle d’acqua e luna.

Lontani,
gli occhi dei palazzi
li circondavano di stelle.

Chissà cosa farà
la gente triste nelle case
se la felicità che è lì racchiusa,
è solo vostra,
e se si accorgeranno i due signori
con l’ombrello
che ora costeggiano quell’isola
di mare e di metallo.

Tagliando i fili della pioggia
passeranno,
guardando forse di sottecchi,
con un sorriso nelle tasche;
e mentre i piedi corrono alle case,
la testa volge indietro di trent’anni,
dove balena lieve ancora
il cielo blu di un’altra età.

 

 

 

 


Credits

Immagine in evidenza: Giovanni Esposito (Quasirosso)

22 risposte a "Una sera di pioggia"

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    1. Grazie, Maria! Anche per me la prima strofa è la parte migliore, scritta praticamente di getto, poi forse non sono riuscita a mantenere il livello spostando l’attenzione all’esterno.
      L’immagine è la prima che ho trovato, ma visto che non mi soddisfaceva del tutto (sono pignola da morire) mi sono messa a cercarne altre per poi, alla fine, ritornare a quella 🙂

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      1. Va bene 🙂 . Io ti parlo sempre però secondo i miei gusti che non sono certo universali. Ecco, mi è parso di sentire non molto musicale proprio gli ultimi versi, con quella chiusa con la parola “età”, una parola breve che sembra porre fine alla poesia di botto, tutto insieme. Personalmente, mi sarebbe piaciuto trovarmi un termine più ricco di significato, una sorpresa più forte… non so come spiegartelo. Mi piacciono insomma quelle poesie che chiudono con parole che ti facciano poi dire “wow! Non me l’aspettavo” e ti restituiscono quindi il significato tutto della poesia. Sarà anche perché nel finale, avendo tu allineato una parola, due, ho sentito di più quello “spezzarsi”. Si sente proprio che la prima strofa è stata di getto e sentita rispetto al resto che forse è stato un po’ più pensato, almeno credo.
        Questo è il mio parere, sono o miei gusti, non saprei per ora spiegarti meglio… ma magari ad altri piace la poesia tutta tutta allo stesso modo ☺

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      2. Infatti è proprio la fine che non mi convince del tutto, ma non tanto a livello di musicalità quanto per il discorso che facevi tu dell’impatto, come se fosse molto calante. Sono stata tre giorni ad arrovellarmici, ma niente, alla fine questa era la versione che mi convinceva di più. Magari un giorno che sono più ispirata ci rimetto mano.
        Grazie per il tuo non universale, ma comunque prezioso, parere 😉

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      3. Ecco! 😀 hai detto la parolina magica: “calante”, è questo che ho sentito, come se avesse pian piano perso di potenza.
        Pensa un po’, a me capitò dopo qualche anno di trovare finalmente il modo giusto di esprimere una mini poesia… in pratica, però, la cambiai completamente 😂 .

        È stato un piacere, Valeriuzza!

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      4. mi è partito il commento. Dicevo, nel senso che magari ci si aspettava che l’attenzione rimanesse sui due amanti. Anche se poi il tono calante ci può stare con il senso di rimpianto/nostalgia che chiude la poesia.
        Vedremo, non sempre riesco a riprendere poesie vecchie, anche perché l’ispirazione spesso non torna.

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      5. Sono d’accordo sì, la poesia era nata nell’abitacolo e poi pian piano ha “invaso” gli spettatori esterni, lasciando i due amanti soli… ma, a loro, credo abbia fatto piacere 😛

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  1. Ciao, ” giocava a farsi mare …..un sorriso nelle tasche ” versi che mi danno vera, intensa emozione in questa tua bella poesia. È sempre un piacere leggerti . Ciao

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  2. piaciuta molto, per la musicalità, la scelta accurata delle parole (apprezzata la specifica dell’auto, che dà più intimità (tra lettore e autrice) rispetto a dire genericamente macchina), il modo con cui non rinunci a giocare con queste (farsi mare, a voce sembra quasi farsi amare).
    preferisco la chiusa che leggo qui rispetto a quella che ho ascoltato.
    una curiosità: la parte centrale in corsivo è una citazione da altro?
    ml

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    1. Il tuo commento mi rincuora, Massimo! Sono in un periodo di ‘crisi poetica’, per cui mi fa bene ricevere anche riscontri positivi, oltre alle critiche, che come dicevo a Maria mi servono tantissimo!
      Sì, la musicalità non la perdo mai e la specifica sull’auto era necessaria visto che ‘macchina’ suona proprio malissimo.

      Anche a me la chiusa piace un po’ di più adesso (era tra l’altro un finale che avevo già preso in considerazione), ma ancora non completamente.

      No, la parte in corsivo non è una citazione, volevo solo che lo stacco fosse più evidente.

      Grazie per il tuo commento e… buonanotte 🙂

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  3. Valeria, darling, leggo ogni tua poesia più di una volta: la prima di getto, e mi lascio andare alle emozioni che suscita. Poi, rileggo con più distacco, e sono certa di percepire il tuo lavoro da perfezionista, la limatura delle parole, della cadenza musicale.
    Pur essendo un lavoro meticoloso, il risultato, per me, è sempre soffice, aereo, lieve.

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    1. Ciao Missis!
      Mi gratifica un sacco il tuo commento. Un lettore poco attento potrebbe pensare che scriva poesie “facili”, per via del linguaggio e del senso (che è sempre abbastanza comprensibile), invece tu (che sei lettrice attentissima) hai capito tutto: c’è parecchio lavoro dietro e sono contenta che arrivi anche emozione, ché quando ci si lavora troppo su è un attimo che si perda, ed è sempre la cosa che temo di più.

      Torna presto! 😉

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