Tra le mani

Tra lo scrigno delle mani
custodisco la mia gioia,
il tuo bel viso.

Come un riccio un poco schiuso di castagna,
o le valve che nascondono una perla,
come un calice a difesa della tua corolla bruna,
ergo valli per celare i nostri baci.

E trattengo, piano e insieme
avidamente, la tua bocca
come l’acqua del deserto
che non basta,
grano in tempi di miseria.

Ti trattengo come fossi una partenza.

Tra lo scrigno delle mani
io racchiudo un altro mondo:
mari stretti come anelli,
colli, valli, ed una selva
cresce attorno alle tue labbra,
madreperla che scintilla
la frontiera dei tuoi denti,
un vulcano che respira
arde appena sopra il mio;
la mia mano perde forza,
si abbandona sul tuo braccio,
l’aria è calda come agosto,
la tua pelle invece è fresca,
sottobosco che germoglia
all’ombra sciolta dei capelli.
Il tuo refolo sul collo
mi rianima e scompiglia.

Sposto un attimo le mani,
ora a forma di conchiglia,
chiudo l’antro del tuo orecchio,
la mia voce giunge in fondo al labirinto:

non è mare ciò che senti
in lontananza,
l’onda dolce che bisbiglia,
la parola in consonanza
che assomiglia.


Credits

Immagine in evidenza: Riccardo Guasco

12 risposte a "Tra le mani"

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  1. di solito lascio sedimentare le parole, che se smorzi l’eco, ma sono in partenza per un breve viaggio (in bici, naturalmente) e allora mi affretto a dire.
    ti appropri di qualche atteggiamento maschile (le mani a custodia del viso dell’altro, il senso di protezione sulla sua fragilità) ma proprio per questo ammanti le parole (e i gesti che queste descrivono) di una sensualità genuinamente femminile. (stupenda “la parola in assonanza che assomiglia”, non la pronunci e questo la rende più vigorosa)
    un applauso
    ml

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